sabato 20 ottobre 2007

Una crisi fondamentale

Durante il 2006, dopo anni di ricerche, sono stata messa in ginocchio o meglio, “alla prova”.

Il famoso neurinoma per il quale ero stata tranquillizzata, si è ingrossato, al punto tale che mi hanno vivamente consigliato una radioterapia. Unica alternativa l’operazione, con enormi possibilità di perdere l’udito dalla parte destra e la paralisi totale della faccia dalla stessa parte ed io, che già sono sorda dalla parte sinistra, non me la sono sentita di rischiare.

Mi sono recata a Losanna per fare questo intervento assolutamente tranquillamente. Ennesima risonanza magnetica prima dei raggi e … si scopre che in effetti avevo un’infiammazione in corso, una placca accesa! La cosa migliore sarebbe stata posticipare l’intervento ma, nessuno me lo ha detto e pertanto mi sono sentita fiduciosa.

Scarica di raggi sul neurinoma il 23 febbraio e il 15 marzo, alzandomi dalla scrivania dove stavo lavorando al computer mi avvio verso la camera ma, comincio a sbandare paurosamente, l’impressione è stata che le pareti si muovessero ma, mi ci sono comunque dovuta appoggiare per non cadere.

Mi corico un po’ preoccupata ma, come sempre, sicura che fosse dovuto alla stanchezza e decido di sospendere per qualche giorno con il computer.

Sono stata un’illusa.

Nel giro di due giorni avevo completamente perso l’udito dalle due parti. La vista, oltre a essere calata paurosamente, mi si incrociava, non potevo più mettere a fuoco niente. Ho perso la facoltà di scrivere, persino di poter firmare un qualsiasi documento, anche sulla tastiera potevo, concentrandomi e con una notevole difficoltà, battere una lettera alla volta! Mi hanno dovuto prescrivere due apparecchi acustici e un bastone per camminare perché cadevo se non avevo pareti alle quali appoggiarmi. Degli amici facevano a turno per venire a lavarmi e per pulirmi la casa. Il mio compagno mi cucinava la sera quello che avrei potuto scaldare per il pranzo del giorno dopo. Mia figlia non poteva toccarmi se non quando ero seduta, impensabile abbracciarla stando in piedi, sarei caduta mettendo in pericolo anche il suo corpicino. Si è completamente paralizzata l’intera faccia dalla parte destra, storgendomela al punto tale che la bocca era diventato un ghigno pauroso e dovevo mangiare con un tovagliolo sotto il mento se no cadeva il cibo al suolo, ma, la cosa più dolorosa era il fuoco che avevo sotto la guancia destra. Davvero difficile da sopportare, c’era sempre, mi impediva di riposare di connettere in generale da tanto era doloroso.
Mi coricavo con le verze bollite sulla guancia sperando ogni volta che dopo sarebbe andato meglio ma, per oltre quattro mesi, non è stato il caso.

Il neurologo che mi ha in cura si era talmente spaventato dalla portata della crisi che mi ha ricoverato per 10 giorni somministrandomi dosi talmente alte di cortisone che, ho cominciato a gonfiarmi e ad ingrassare a dismisura anche perché, per accrescere la produzione di endorfine e non cedere alla depressione, mi mangiavo pacchi di cioccolata ogni giorno.

Fino a che è arrivata la data prevista per la partenza delle vacanze prenotate quando ancora stavo bene e, contro il parere del mio medico, ho deciso comunque di partire.

Quando sono arrivata a Ravenna e mi sono accorta che dall’albergo al mare c’erano circa 100 metri da percorrere in mezzo alle sdraio, su una passerella, mi sono data dell’incosciente, come avrei superato quei 100 metri ogni giorno? Avevo quindi deciso di passare le vacanze in camera se non ch’è mi feci accompagnare dal mio compagno il primo giorno almeno davanti al mare completamente vestiti e lì successe quello che anelavo da mesi e che si collega direttamente alle ricerche che svolgevo da anni su di me e sull’universo in generale e per le quali usavo la malattia ma, solo in quel momento ne avevo colto il messaggio che, durante quella particolare crisi, mi stava lanciando.

Infatti, seduta sulla battigia davanti al mare, ho tolto le scarpe e ho cominciato a respirare il profumo salmastro, mi lasciavo accarezzare le dita dei piedi dalle onde e ne ascoltavo il dolce rumore ma, in effetti, ero PRESENTE NELL’ISTANTE CHE STAVO VIVENDO e noi non siamo mai presenti, o proiettati nel futuro o nel passato, mai chiaramente come in quell’istante, mi sono sentita parte di tutto questo, stavo respirando e avevo ancora il mio corpo, unica mia ricchezza ma, capirlo così profondamente mi ha dato la forza di alzarmi e di ringraziare ancora una volta quest’attacco che tanto mi aveva mostrato. Avevo già capito durante questi mesi di quando inutile fosse la ricchezza materiale, che cosa potesse regalarti in più di quello che già ti necessitava per goderti ogni istante?
Un corpo che respira perché, quando cessa di farlo, non sarai più partecipe di tutte le piccole meraviglie che il mondo ti offre ma, soprattutto, saper cogliere il momento presente!
Grazie a questa nuova consapevolezza, quella sera ho abbandonato il bastone, mi sono goduta le vacanze, facevo la gimcana tra i tavoli con i piatti del buffet in mano ma, più importante di tutto, il giorno dopo sono entrata in acqua sentendo questa che mi accarezzava il corpo e FINALMENTE, ho potuto prendere mia figlia tra le braccia! Ci siamo messe a piangere tutte e due perché finalmente ci potevamo stringere!

Non c’è come perdere tutti i sensi per capire quanto questi siano un dono che non va’ assolutamente sottovalutato ma usato per riuscire a godere di tutto quanto ci circonda ma, se mentre stiamo camminando in un bosco pensiamo alla cena organizzata per quella sera, cosa avremo colto del bosco? Del terreno sotto i piedi? Dei profumi che ci circondano? Dei colori delle foglie?

Avevo recepito il messaggio che la malattia mi voleva portare e da quel giorno è iniziata la ripresa e nel giro di pochissimo tempo ho recuperato tutto a parte la proverbiale stanchezza dalla quale sono uscita grazie a dei prodotti che mi hanno aiutata e continuano a farlo !!!!!!!!!!!!!

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